Dieta chetogenica – domande frequenti

Dieta chetogenica – domande frequenti

Continuiamo a parlare e dare delle risposte ad alcune delle domande più frequenti relative ad una delle più funzionali diete ad oggi riscontrate; la dieta chetogenica. Si tratta di un regime alimentare che implica una drastica riduzione dell’assunzione di carboidrati, i quali vengono sostituiti dai grassi. Bruciando i grassi, l’organismo entra in uno stato metabolico chiamato  chetosi, il quale gli permette di produrre piccole molecole di carburante, alternativo al glucosio, chiamate chetoni.

Moltissimi studi hanno dimostrato che questo tipo di dieta può essere molto utile per sia perdere peso che per migliorare notevolmente la salute e produrre benefici contro diverse, più o meno gravi, patologie, come ad esempio il Morbo di Alzheimer, il Parkinson, la Sclerosi multipla, l’epilessia, il diabete ed il cancro al cervello.

 

Dieta chetogenica - domande frequenti

 

Ed ecco le risposte ad alcune delle più frequenti domande e dubbi più comuni di chi inizia a seguire una dieta chetogenica:

Ho sentito che la chetosi può essere estremamente pericolosa. È vero?

Le persone spesso confondono la chetosi con la chetoacidosi.

Mentre la chetoacidosi è una grave condizione causata da diabete incontrollato, la chetosi è uno stato metabolico naturale che subentra nel momento in cui l’organismo entra in deficit di glucosio, causando la liberazione di grasso dalle cellule adipose, il quale viene trasformato in chetoni; la fonte energetica alternativa al glucosio.

Quale è il modo più veloce per entrare in chetosi?

Il modo più veloce e sicuro per entrare in chetosi, una volta adottata la dieta chetogenica, è il digiuno abbinato ad una moderata attività fisica. La quantità delle ore di digiuno è direttamente correlata alla quantità di movimento e di esercizio fisico abitualmente svolto dall’individuo.

Come faccio a capire quando sono in chetosi?

Uno dei segnali più riconoscibili della chetosi è l’alitosi; un tipico sapore dolciastro e secco nella bocca, che non viene attenuato bevendo. L’effetto di alitosi è causato dall’acetone, un sottoprodotto del metabolismo dei grassi nel processo della chetosi, del quale il corpo in parte si libera anche attraverso il respiro. Più è pronunciata la secchezza ed il sapore dolciastro e più alti sono i valori dei chetoni nel sangue. Per la maggior parte delle persone alitosi andrà via a distanza di pochi giorni.

Come posso controllare il grado della chetosi?

Il metodo più semplice è attraverso le apposite strisce reattive con le urine, le quali danno una indicazione abbastanza fedele dello stato di chetosi e della concentrazione di chetoni. Sono facilmente reperibili nelle farmacie oppure nei negozi on-line.

Dieta chetogenica - domande frequenti

 

La striscia reattiva, una volta immersa nell’urina, mostrerà un determinato grado di colorazione, il quale corrisponde ad un determinato valore dei chetoni presenti nel liquido.

Si può ritenere in chetosi se il valore dei chetoni supera 0,5 mmol/l, mentre da 1,5 a 3,0 parliamo di livello di chetosi ideale.

Superare il 3,0 mmol/l potrebbe essere in alcuni casi dannoso per l’organismo.

 

Devo contare le calorie che assumo quotidianamente?

No. Sopratutto all’inizio è importante evitare di limitare troppo le calorie. Di solito, una dieta chetogenica provoca perdita di peso senza intenzionale restrizione calorica. In altre parole, è possibile mangiare fino alla sazietà, ma scegliendo solo ed esclusivamente i cibi giusti. Inoltre, qualche giorno ad alto contenuto calorico, ricavato prevalentemente dai grassi “sani”, programmato di tanto in tanto, può essere molto benefico per l’organismo.

 

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Ci sono dei possibili effetti collaterali quando si adotta una dieta chetogenica?

Si, all’inizio della chetosi può capitare di riscontrare una serie di disturbi, i quali di fatto assomigliano ai sintomi della classica influenza, comunemente chiamati la “cheto-influenza”, causati dal basso contenuto di carboidrati nella dieta, che provoca una sorta di astinenza.

La cheto-influenza può includere il mal di testa, affaticamento, scarsa energia e difficoltà di concentrazione, aumento della fame, problemi di sonno, nausea e riduzione della forza fisica durante gli allenamenti.

Per ridurre al minimo questi effetti iniziali, è consigliabile iniziare la dieta riducendo gradualmente i carboidrati, per permettere al corpo di adattarsi ad un quantitativo sempre minore di glucosio. Riducendo i carboidrati in modo graduale, si arriverà alla chetosi senza che il fisico ne abbia particolarmente risentito del cambiamento.

 

Ho iniziato la dieta da poco ed a volte soffro di tachicardia. E’ pericoloso?

Durante le prime settimane dall’inizio della dieta, come effetto collaterale della chetosi, si può verificare un aumento della frequenza cardiaca.

Si tratta di un sintomo piuttosto comune, dovuto ad una generale disidratazione causata da sempre inferiore presenza del glicogeno nei tessuti.

Per limitare l’innalzamento della frequenza cardiaca, la quale comunque si dovrebbe normalizzare nel breve tempo, è sicuramente una buona regola bere almeno due litri d’acqua al giorno e, soprattutto inizialmente, aumentare la quantità del sale nella dieta.

 

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Sto facendo la dieta e spesso soffro di crampi alle gambe. Perché succede e cosa posso fare?

I crampi alle gambe nella chetosi sono generalmente collegati alla disidratazione e alla perdita di minerali. Sebbene di solito siano un problema minore, non sono mai piacevoli e possono essere piuttosto dolorosi.

Per migliorare la situazione dovresti aumentare il consumo di acqua e di sali minerali, ed in particolar modo di magnesio e potassio.

 

Durante la dieta devo assumere particolari integratori?

La dieta chetogenica può modificare l’equilibrio idrico e minerale del corpo, e pertanto sarebbe utile aggiungere nella dieta più sale o specifici integratori dei minerali, ed in particolare potassio e magnesio, facendo attenzione a non assumere preparati con aggiunta di zuccheri o dolcificanti, spesso presenti nei sciroppi, bustine o pastiglie effervescenti.

 

A parte il periodo di adattamento, avrò una riduzione di energia e di forza?

Assolutamente no. Anzi, l’organismo non viene  appesantito dalla lenta digestione dei carboidrati e quindi si riposa meglio e recupera più velocemente le forze.

 

Dieta chetogenica. Perderò il tono muscolare?

Esiste il rischio di perdere il tono muscolare durante qualsiasi dieta, ma adottando un menu arricchito di sufficienti quantità di proteine, oltre allo regolare svolgimento dell’attività fisica, il problema viene facilmente superato.

 

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Dieta chetogenica. Quante proteine ​​posso mangiare?

Numerosi studi hanno dimostrato che la conservazione della massa muscolare e delle prestazioni fisiche è massimizzata con un apporto proteico di 0.8 grammi, nel caso di un soggetto prevalentemente sedentario, fino ad arrivare a 1,7 grammi per una persona particolarmente attiva, per ogni chilogrammo di massa magra, la quale corrisponde approssimativamente al peso ideale.

In altre parole, un soggetto che conduce una vita sedentaria e il cui massa magra (peso ideale) corrisponde a 80 kg, dovrebbe assumere giornalmente circa 64 grammi di proteine, mentre un atleta che regolarmente svolge l’attività fisica con stessa quantità di massa magra ne dovrà assumere circa 136 grammi.

 

Dieta chetogenica. Perché a volte mi sento costantemente stanco, debole o affaticato?

Potresti non essere in piena chetosi oppure stai utilizzando grassi e chetoni in modo non efficiente. Per contrastare questo, riduci ulteriormente, in via temporanea, l’assunzione di carboidrati oppure alterna la dieta con il digiuno. In questo caso ti potrebbe sicuramente aiutare un supplemento come l’olio di cocco MCT.  

L’olio di cocco fornisce energia ed aiuta ad aumentare i livelli di chetoni grazie al contenuto di acidi grassi a catena media chiamati MCT, i quali hanno la particolarità di venire assorbiti molto rapidamente e portati direttamente nel fegato, dove possono essere velocemente convertiti in chetoni, contribuendo notevolmente al aumento del livello della chetosi.

 

Una volta iniziata la dieta chetogenica ho problemi di diarrea o di costipazione. Cosa posso fare?

Uno degli effetti collaterali più frequenti, una volta entrati in chetosi, potrebbe essere un periodo di stitichezza molto pronunciato.

In questa fase spesso i liquidi non vengono trattenuti dalle feci, le quali di conseguenza risultano molto dure e difficili da espellere.

In questo caso va necessariamente adottata l’integrazione di crusca (faccendo attenzione al rapporto carboidrati/fibre) nella misura di 2 cucchiai al dì, aggiunta al kefir o al yogurt, oltre ad una maggiore assunzione delle verdure ricche di fibre.

Un altro rimedio è quello di mangiare 3-4 prugne secche, tenute per circa 12 ore a bagno nell’acqua, meglio se minerale, per poi bere la stessa acqua.

Il top sarebbe quello di assumere l’inulina al posto della crusca; non interviene nel processo digestivo  e non viene assorbita a livello intestinale e aiuta l’intestino ad assorbire composti minerali come calcio e magnesio. Inoltre, essendo 90% fibra, non crea problemi al mantenimento della chetosi. Le dosi di inulina consigliate sono dai 3-10 grammi al giorno. La troviamo nella maggior parte dei tuberi, come anche sotto forma di polvere o di tavolette in vendita tra i farmaci da banco.

Nei casi più importanti di stitichezza è bene aiutarsi con supposte di glicerina o clisteri di acqua calda. E’ importante evitare purghe per via orale poiché alterano il metabolismo e non permettono all’organismo di assorbire i nutrienti necessari dall’intestino.

Al contrario, alcune persone inizialmente possono essere colpite da diarrea, ma è molto meno comune.

 

Perché ora la mia urina ha un odore strano, quasi fruttato?

Non allarmarti. Ciò è semplicemente dovuto all’escrezione di sottoprodotti creati durante la chetosi attraverso le urine.

 

Come posso attenuare il fiato pesante e sapore dolciastro da acetone in bocca?

Potresti provare a bere dell’acqua aromatizzata in modo naturale allo zenzero e menta, oppure del caffè rigorosamente  senza zucchero. Nel caso di estremo bisogno potresti  ricorrere alla gomma senza zucchero e dolcificanti aggiunti, ma per regola sarebbe meglio evitarla.

Se per qualche giorno esco dalla chetosi è facile rientrarci?

Una volta che si esce dallo stato di chetosi, l’organismo si adatta e ritornarci risulta più difficoltoso; richiede più impegno, più attività fisica e più ore di digiuno, oltre alla necessità di limitare, in via temporanea, le porzioni dei pasti.

 

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Per quanto tempo devo rimanere in chetosi?

Dipende. Questo stato metabolico permette grandi risultati dal punto di vista sia della riduzione di peso, che dal punto di vista della rigenerazione e salute generale e nella cura di particolari terapie, e pertanto il periodo dipende soprattutto dagli obbiettivi e risultati raggiunti.

Ed, una volta che ho raggiunto l’obbiettivo, cosa faccio?

Una volta raggiunto il peso desiderato, inizialmente può essere consigliabile alternare settimanalmente la dieta cheto con la dieta “low carb” (a basso contenuto di carboidrati), per poi passare completamente ad una dieta “low carb” di mantenimento,  fino a quando i valori nel sangue, come glicemia e trigliceridi, vengano del tutto stabilizzati. A quel punto, se lo si desidera, si può tornare alla dieta normale.

Nel caso di obbiettivi diversi dalla mera riduzione del peso, come nel caso della cura delle particolari patologie, vanno stabilite le regole di mantenimento in accordo con il proprio medico.

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leggi anche il nostro articolo :

8 consigli pratici per entrare in chetosi

1.Digiuno

2. Attività fisica

3. Pochissimi carboidrati

4. Grassi buoni

5. Moderare le proteine

6. Olio di cocco

7. Misurare i chetoni

8. Inizia la giornata con un caffè

 

 

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15 gravi patologie che traggono benefici da una dieta chetogenica

15 gravi patologie che traggono benefici da una dieta chetogenica

Nella sua forma più semplice, la dieta chetogenica è una dieta basata prevalentemente sul consumo di alimenti di origine vegetale ed a basso contenuto di carboidrati, moderate quantità di proteine ​​e di grassi sani.

La chetosi è il sintomo di un alterato metabolismo degli acidi grassi, dovuto alla formazione dei corpi chetonici, la quale normalmente si manifesta dopo un prolungato digiuno e una dieta priva di carboidrati alimentari. Induce il corpo a bruciare i grassi anziché i carboidrati per produrre energia necessaria al proprio sostentamento.

Le diete chetogeniche, ricche di grassi e povere di carboidrati, vengono prese in considerazione per diversi disturbi a causa dei loro effetti benefici sulla salute metabolica e sul sistema nervoso.

Per quanto riguarda il cancro e diverse altre malattie gravi in ​​questo elenco, la dieta chetogenica dovrebbe essere intrapresa solo sotto la supervisione di un medico o di un operatore sanitario qualificato.

Tuttavia, il potenziale delle diete chetogeniche per migliorare la salute è molto promettente.

 

Ecco 15 gravi patologie che possono beneficiare di una dieta chetogenica:

 

  1. Morbo di Alzheimer

Le cause del Morbo di Alzheimer non sono ancora ben comprese. La ricerca finora svolta ha individuato che la malattia è strettamente associata ad aumento delle placche amiloidi e degli ammassi neurofibrillari nel cervello e ad una forte diminuzione dei neurotrasmettitori, riducendo la trasmissione degli impulsi nervosi tra neuroni, con conseguente atrofia progressiva degli stessi e del cervello nel suo complesso, compromettendo la capacità di memoria.

È interessante notare che la malattia di Alzheimer sembra condividere le caratteristiche sia dell’epilessia che del diabete di tipo 2: convulsioni, incapacità del cervello di usare correttamente il glucosio e infiammazione legata all’insulino-resistenza.

I studi hanno portato alla luce la scoperta che dimostra che i neuroni, inattivi a causa della progressiva atrofizzazione cerebrale, possono essere riattivati ​​grazie ai chetoni, un tipo di grasso prodotto nel corpo conseguentemente alla chetosi, i quali consentono a queste cellule cerebrali di riguadagnare la loro funzione.

Adottando la dieta chetogenica si è verificato un netto miglioramento per quanto riguarda i sintomi della malattia, ed in modo particolare aggiungendo l’integrazione con esteri di chetoni oppure con olio MCT (un olio costituito da uno o più acidi grassi a catena media) per aumentare i livelli della chetosi.

 

  1. Morbo di Parkinson

Il Morbo di Parkinson è una malattia neurodegenerativa, caratterizzata da tipici sintomi motori come tremore, rigidità e difficoltà di movimento, causata dalla morte delle cellule celebrali nella parte ventrale del mesencefalo, responsabili di rilascio della dopamina.

La dieta chetogenica, a causa degli effetti protettivi che producono i chetoni sul cervello e sul sistema nervoso, ha mostrato risultati promettenti nel miglioramento dei sintomi del morbo di Parkinson, sia negli studi sugli animali che sull’uomo. Tuttavia, sono necessarie ulteriori ricerche e studi controllati.

In uno studio non controllato sette persone con MdP hanno seguito una dieta chetogenica classica. Dopo 4 settimane, cinque di essi hanno registrato in media un miglioramento dei sintomi del 43%.

 

  1. Sclerosi multipla

La sclerosi multipla (SM) è una malattia autoimmune cronica che colpisce il sistema nervoso centrale, dove le stesse difese immunitarie vanno a danneggiare la guaina mielinica che ricopre gli assiomi, i nervi che trasmettono i segnali elettrici dal cervello, causando problemi di comunicazione tra cervello e corpo. I sintomi includono intorpidimento e problemi di equilibrio, movimento, visione e memoria, e col tempo possono portare alla disabilità fisica e cognitiva.

Le ricerche hanno mostrato che la dieta chetogenica ha la capacità di ridurre le infiammazioni nell’organismo. Nel caso della SM la riduzione dello stato di infiammazione ha portato notevoli miglioramenti nella memoria, nell’apprendimento e nella funzione fisica.

Come con altri disturbi del sistema nervoso, la SM sembra ridurre la capacità delle cellule ad utilizzare lo zucchero come fonte energetica. Pertanto è stato preso in esame il potenziale della dieta chetogenica nel favorire la produzione di energia e la riparazione cellulare nei pazienti con SM.

Inoltre, un recente studio controllato su 48 persone con SM ha riscontrato miglioramenti significativi nella qualità di vita, oltre alla riduzione dei livelli di colesterolo e di trigliceridi negli individui che hanno seguito una dieta chetogenica o hanno digiunato per diversi giorni.

 

  1. Epilessia

L’epilessia è una malattia del sistema nervoso centrale che provoca convulsioni e talvolta la perdita di coscienza a causa di interruzione o eccessiva attività cerebrale.

Di farmaci antiepilettici oramai ce ne sono diversi in commercio. Tuttavia, non sempre sono utili dal momento che diverse persone non rispondono in maniera positiva a questi farmaci o non possono tollerare i loro effetti collaterali.

La dieta chetogenica ha dimostrato di ridurre sia la frequenza che e la gravità delle crisi in molti bambini e adulti con epilessia, i quali non rispondono bene alla terapia farmacologica.

Di tutte le condizioni che possono beneficiare di una dieta chetogenica, l’epilessia ha di gran lunga il maggior numero di prove a supporto. In effetti, ci sono moltissimi studi sull’argomento.

La ricerca mostra che le convulsioni in genere migliorano in circa il 50% dei pazienti con epilessia che seguono la classica dieta chetogenica. Questa è anche conosciuta come dieta chetogenica 4:1 perché fornisce all’organismo 4 volte più grassi rispetto alle proteine ​​e carboidrati.

La dieta chetogenica, oltre a controllare e ridurre le crisi, migliora la funzionalità del cervello.

Ad esempio, esaminando l’attività cerebrale di diversi bambini con epilessia, nel 65% di quelli che seguono una dieta chetogenica sono stati riscontrati dei miglioramenti nei vari schemi cerebrali, indipendentemente dal fatto che abbiano avuto o meno le convulsioni.

 

  1. Autismo

Il disturbo dello spettro autistico (DSA) si riferisce a una condizione caratterizzata da problemi di comunicazione verbale e non verbale, interazione sociale, ristrettezza di interessi e, in alcuni casi, comportamenti ripetitivi. Di solito viene diagnosticato durante l’infanzia sulla base degli caratteristici sintomi, nonostante le cause siano ancora sconosciute o comunque scientificamente non dimostrate.

L’autismo condivide alcune funzionalità con l’epilessia e molte persone con autismo sperimentano convulsioni legate all’eccessiva eccitazione delle cellule cerebrali.

Gli studi dimostrano che le diete chetogeniche riducono la sovrastimolazione delle cellule cerebrali

Uno studio pilota effettuato su 30 bambini affetti da autismo ha rilevato che 18 di loro hanno mostrato un miglioramento dei sintomi dopo aver seguito una dieta chetogenica ciclica per 6 mesi.

In un altro caso studiato, una ragazza con autismo che ha seguito per diversi anni una dieta chetogenica, priva di glutine e di latticini, ha registrato notevoli miglioramenti; dalla risoluzione dell’obesità patologica fino ad un aumento di 70 punti del QI.

 

  1. Obesità

Quando parliamo di obesità ci riferiamo ad una condizione di eccessivo accumulo di grasso corporeo, dove l’indice di massa corporea (IMC) supera i 30 kg/mq, producendo gli effetti negativi per la salute ed una conseguente riduzione dell’aspettativa di vita.

Molteplici studi ed esperienze personali di oramai molte persone hanno scoperto che la dieta chetogenica è molto efficace per la perdita di peso anche nei casi di grave obesità. Ciò è in gran parte dovuto a suo potente effetto di soppressione dell’appetito.

Si è potuto osservare che le diete chetogeniche a basso contenuto di carboidrati sono spesso molto più efficaci per la perdita di peso rispetto alle diete ipocaloriche o a basso contenuto di grassi.

In uno studio durato 24 settimane, gli uomini che hanno seguito una dieta chetogenica hanno perso il doppio del grasso rispetto agli uomini che hanno seguito una dieta povera di grassi. Inoltre, i trigliceridi del gruppo chetogenico sono diminuiti in modo significativo e il loro colesterolo HDL (“buono”) è aumentato. Il gruppo a basso contenuto di grassi invece ha mostrato un calo minore dei trigliceridi e una riduzione del colesterolo HDL.

Uno dei principali motivi per cui le diete chetogeniche funzionano così bene per la perdita di peso è una graduale, ma significativa riduzione dell’appetito. In altre parole, le diete chetogeniche a basso contenuto di carboidrati aiutano le persone a sentirsi meno affamate rispetto alle diete ipocaloriche.

Anche senza notevoli riduzioni delle quantità di cibo consentito, le persone che seguono una dieta chetogenica generalmente finiscono per mangiare meno calorie a causa dell’effetto di chetosi che sopprime l’appetito .

In uno studio su due gruppi di uomini obesi, uno che seguiva la dieta chetogenica senza moderazione calorica e l’altro una dieta a basso quantitativo di carboidrati, i pazienti del gruppo chetogenico avevano una fame significativamente inferiore, assumevano meno calorie e perdevano il 31% in più di peso rispetto al gruppo con carboidrati moderati.

 

  1. Diabete

Il diabete è una malattia di tipo cronico, caratterizzata da un’eccessiva concentrazione di glucosio nel sangue, causata da una carenza di insulina, l’ormone che regola la quantità di glucosio nel sangue e ne stimola l’assunzione nelle cellule muscolari ed adipose.

Vi sono diversi tipi di diabete, tra i quali possiamo distinguere diabete mellito di tipo 1 e 2, gestazionale ed insipido.

Diversi studi finora effettuati mostrano che le persone affette da diabete mellito, sia di tipo 1 che 2, una volta introdotta dieta chetogenica sperimentano impressionanti riduzioni dei livelli di glucosio nel sangue.

Ad esempio, durante uno studio durato 16 settimane, seguendo una dieta chetogenica, ben 17 persone su 21 sono state in grado di ridurre o addirittura interrompere il dosaggio dei farmaci per il diabete. I partecipanti allo studio hanno anche perso una media di 8 kg di peso corporeo e ridotto la circonferenza addominale, i livelli di trigliceridi e la pressione sanguigna.

In uno studio durato 3 mesi che confronta una dieta chetogenica con una dieta a basso contenuto di carboidrati, le persone del gruppo chetogenico hanno registrato una riduzione dello 0,6% dell’emoglobina glicata (HbA1c), di cui il 12% ha raggiunto un valore di HbA1c addirittura inferiore al 5,7%, considerato “normale”.

 

  1. Sindrome metabolica

La sindrome metabolica è un insieme di fattori di rischio legati a condizioni che aumentano la possibilità di sviluppare malattie cardiache, cardiovascolari e diabete.

La caratteristica principale della sindrome metabolica, a volte indicata come pre-diabete, è la insulino-resistenza.

I criteri principali per una corretta diagnosi della sindrome metabolica devono contenere almeno tre di queste caratteristiche:

  • Accumulo di grasso nella zona addominale:  90 cm o superiore nelle donne e 105 cm o superiore negli uomini.
  • Elevato numero di trigliceridi nel sangue: 150 mg/dl o superiore.
  • Basso livello di colesterolo HDL: meno di 40 mg/dl negli uomini e meno di 50 mg/dl nelle donne.
  • Preipertensione o ipertensione conclamata: 130/85 mm Hg o superiore.
  • Elevato livello di glicemia a digiuno: 100 mg/dl o superiore.

Le persone con sindrome metabolica sono ad aumentato rischio di diabete, malattie cardiache e altri gravi disturbi legati all’insulino-resistenza.

Fortunatamente, seguire una dieta chetogenica può migliorare molte caratteristiche della sindrome metabolica; può ridurre l’obesità addominale, il numero di trigliceridi e di colesterolo, nonché la glicemia e la pressione sanguigna.

In uno studio, durato 12 settimane, le persone con sindrome metabolica che hanno seguito una dieta chetogenica a basso contenuto calorico, hanno perso il 14% del grasso corporeo e ridotto il numero di trigliceridi nel sangue di oltre il 50%.

 

  1. Il fegato grasso

La steatosi epatica non alcolica (NAFLD), comunemente chiamata il “fegato grasso” è la malattia epatica più comune nel mondo occidentale. È fortemente legata al diabete di tipo 2, alla sindrome metabolica, ad alti livelli di trigliceridi e sopratutto all’obesità, sempre più frequente anche tra i bambini. E’ causata soprattutto da  una dieta eccessivamente ipercalorica, che come conseguenza produce un accumulo dei grassi nel tessuto del fegato.

La dieta chetogenica può essere molto efficace nel ridurre il grasso epatico ed altri fattori di salute nelle persone con le malattie epatiche.

Durante una ricerca svolta su 14 uomini obesi con sindrome metabolica e NAFLD, seguendo una dieta chetogenica per 12 settimane, hanno mostrato significative riduzioni di peso, di pressione sanguigna e di enzimi epatici. 13 di loro hanno avuto una notevole riduzione del grasso epatico, mentre tre hanno raggiunto la risoluzione completa di NAFLD.

 

  1. Glicogenosi

Le persone affette da glicogenosi, ovvero malattia da accumulo di glicogeno (GSD) nei tessuti, particolarmente quelli del fegato, dei reni, del cervello e nei muscoli. L’accumulo è causato dalla mancanza di uno degli enzimi coinvolti nella conservazione del glucosio (zucchero nel sangue) come glicogeno oppure nella scomposizione del glicogeno in glucosio. Esistono otto diversi tipi di GSD per ora conosciuti, ciascuno basato sul tipo di enzima mancante.

In genere, questa malattia viene diagnosticata già durante l’infanzia. I sintomi variano a seconda del tipo di GSD e possono includere scarsa crescita, affaticamento, bassi livelli di zucchero nel sangue, crampi muscolari e ingrossamento del fegato.

Ai pazienti con GSD, non potendo utilizzare i propri depositi di zuccheri, viene spesso consigliato di consumare cibi ricchi di carboidrati a intervalli frequenti per evitare di cadere in ipoglicemia con possibile insorgenza di convulsioni e, nei casi più gravi, del coma..

Tuttavia, le prime ricerche suggeriscono che una dieta chetogenica può essere molto utile per alcune forme di GSD, dove i pazienti possono sperimentare un notevole alleviamento dei sintomi. Tuttavia, sono necessarie ulteriori ricerche per confermare i potenziali benefici della terapia dietetica chetogenica.

Ad esempio, nella GSD III, nota anche come malattia di Forbes-Cori, la quale colpisce il fegato e i muscoli, è stato riscontrato un notevole aiuto dai chetoni, i quali possono essere usati dall’organismo come fonte alternativa di carburante.

La GSD V, nota anche come malattia di McArdle, colpisce i muscoli ed è caratterizzata da una limitata capacità di movimento ed esercizio fisico.

Seguendo una dieta chetogenica per un anno è stato riscontrato un aumento da 3 a 10 volte della tolleranza all’esercizio.

 

  1. Sindrome dell’ovaio policistico (PCOS)

La sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) è una malattia caratterizzata da disfunzione ormonale che spesso causa effetti sulla salute della donna sul piano estetico, metabolico ed riproduttivo.

La PCOS è caratterizzata dall’ingrossamento delle ovaie a causa della presenza di cisti ovariche, causando le alterazioni endocrinologiche, i cicli irregolari e spesso anche l’infertilità.

Uno dei suoi tratti distintivi è l’insulino-resistenza e pertanto la maggioranza delle donne affette da PCOS sono obese e fanno fatica a perdere peso, aumentando il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2.

Inoltre tendono ad avere sintomi che influenzano il loro aspetto fisico, come aumento dei peli sul viso, alopecia, acne e altri segni tipici di mascolinità, correlati ad aumento del livello di testosterone.

In uno studio effettuato su undici donne affette da PCOS durato 6 mesi, a seguito di introduzione di una dieta chetogenica, la perdita di peso è stata in media del 12%, l’insulina a digiuno è diminuita del 54% e i livelli di ormone riproduttivo sono migliorati. Ben due di loro, alle quali in precedenza fu diagnosticata infertilità, seguendo la dieta chetogenica sono rimaste incinte.

 

  1. Sindrome da deficienza di GLUT1

La sindrome da deficit del trasportatore di glucosio 1, una rara malattia genetica che comporta la carenza di una proteina speciale (proteina GLUT1) che determina uno scorretto trasporto del glucosio nel cervello a livello della barriera ematoencefalica, privandolo del suo principale combustibile.

I sintomi di solito iniziano poco dopo la nascita e comprendono ritardo dello sviluppo, difficoltà di movimento, convulsioni e crisi epilettiche.

A differenza del glucosio, i chetoni che hanno la capacità di attraversare la barriera ematoencefalica indipendentemente dalla proteina, possono fornire al cervello una fonte di carburante alternativa ed efficace.

In effetti, la terapia dietetica chetogenica sembra migliorare diversi sintomi del disturbo ed è l’unica terapia ad oggi utilizzata nei casi del deficit di GLUT1. I ricercatori segnalano una riduzione della frequenza delle crisi convulsive e un miglioramento della coordinazione muscolare, della vigilanza e della concentrazione nei bambini trattati con rigide diete chetogeniche.

Come per l’epilessia, la dieta Atkins modificata (MAD) ha dimostrato di offrire gli stessi benefici della classica dieta chetogenica. Tuttavia, il MAD offre una maggiore flessibilità, che può comportare una migliore conformità e un minor numero di effetti collaterali.

In uno studio su 10 bambini con sindrome da deficit di GLUT1, coloro che hanno seguito la MAD hanno avuto miglioramenti nelle convulsioni. A sei mesi, 3 su 6 sono non hanno più avuto le crisi.

 

  1. Alcuni tumori

Il cancro è una delle principali cause di morte della nostra epoca. Si tratta di un gruppo di malattie che ha come causa un sistema di riproduzione cellulare incontrollato ed eccessivo, il quale invade e danneggia i tessuti e gli organi ed a volte, attraverso il sistema linfatico, si propaga in altre parti del corpo, danneggiandole; le cosiddette metastasi.

Negli ultimi anni, la ricerca scientifica ha suggerito che una dieta chetogenica può aiutare alcuni tipi di cancro quando viene utilizzata insieme a trattamenti tradizionali e la chirurgia.

Gli studi sui topi mostrano che le diete chetogeniche possono ridurre la progressione di diversi tipi di cancro, comprese le metastasi diffuse ad altre parti del corpo.

Molti ricercatori osservano che l’elevata glicemia, l’obesità e il diabete di tipo 2 sono collegati al cancro al seno e ad altri. Suggeriscono che limitare i carboidrati al fine di abbassare i livelli di zucchero nel sangue e di insulina può aiutare a prevenire la crescita tumorale. Inoltre, diversi esperti la ritengono particolarmente utile nel caso del tumore al cervello. Casi di studio e analisi dei dati dei pazienti hanno riscontrato miglioramenti in vari tipi di tumore al cervello, tra cui il glioblastoma multiforme (GBM), la forma più comune e più aggressiva di tumore al cervello.

Uno studio ha rilevato che 6 pazienti su 7 GBM hanno avuto una risposta modesta a una dieta chetogenica calorica senza restrizioni, combinata con un farmaco anticancro. Anche in combinazione con radiazioni o altre terapie anticancro la dieta chetogenica ha dato i buoni risultati nella conservazione della massa muscolare e il rallentamento della crescita tumorale.

Sebbene possa non avere un impatto significativo sulla progressione della malattia nei tumori avanzati e terminali, la dieta chetogenica ha dimostrato di migliorarne la qualità della vita.

Sono in corso diversi studi clinici randomizzati per esaminare gli effetti delle diete chetogeniche sui malati di cancro, soprattutto in combinazione con altre terapie.

 

  1. Lesioni cerebrali traumatiche (TBI)

Le lesioni cerebrali traumatiche (Traumatic Brain Injury) quasi sempre derivano da un colpo alla testa, un incidente d’auto o una caduta in cui la testa colpisce il suolo. Ogni anno comportano circa 7.000 casi di decesso, maggiormente tra bambini, e molteplici casi di danno al cervello permanente, con conseguente difficoltà di apprendimento, di comunicazione o di movimento.

Può avere effetti devastanti sulla funzione fisica, sulla memoria e sulla personalità. A differenza delle cellule nella maggior parte degli altri organi, le cellule cerebrali ferite spesso recuperano molto poco, se non per niente.

Poiché la capacità dell’organismo di utilizzare lo zucchero a seguito di un trauma cranico è compromessa, alcuni ricercatori ritengono che la dieta chetogenica possa essere di beneficio alle persone con TBI, soprattutto come fonte alternativa di energia.

Gli studi sui ratti suggeriscono che iniziare una dieta chetogenica immediatamente dopo la lesione cerebrale può aiutare a ridurre il gonfiore cerebrale, aumentare la funzione motoria e migliorare il recupero.

 

  1. Emicrania

L’emicrania è una patologia neurologica cronica caratterizzata da frequenti cefalee spesso in associazione con una serie di sintomi del sistema nervoso autonomo. In genere l’emicrania comporta un forte dolore monolaterale (ovvero colpisce solo una parte della testa), un’eccessiva sensibilità alla luce e talvolta la nausea e vomito. La durata può variare da 2 a 72 ore.

Uno studio osservazionale ha riscontrato una notevole riduzione della frequenza dell’emicrania nelle persone che seguono una dieta chetogenica almeno per un mese.

Tuttavia, sono necessari ulteriori studi per confermare i risultati di questi rapporti.

 

I studi e le ricerche citate nel testo provengono dalle fonti attendibili presenti nel sito www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed

 

Foto di Free-Photos da Pixabay 

 

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