L’ipertensione vista dalla comunità scientifica

L’ipertensione vista dalla comunità scientifica

La revisione delle linee guida per la valutazione ed il trattamento dell’ipertensione, presentata da parte della Società scientifica statunitense di Cardiologia con il Settimo rapporto del Comitato Nazionale Congiunto per la prevenzione, rilevazione, valutazione e trattamento dell’alta pressione sanguigna (JNC7) e successivamente confermato dal JNC8, ha modificato ulteriormente la classificazione dei vari stadi ipertensivi, ovviamente al ribasso.

 

Rispetto ad anni fa, quando la soglia della “normalità” arrivava fino a 140 mmHg di sistolica (massima) e ai 90 di diastolica (minima), viene indicata una nuova soglia, secondo la quale si considera ‘normale’ una pressione sistolica inferiore a 120 e una pressione diastolica inferiore a 80 mmHg. Una condizione di pressione maggiore di 120/80 è considerata uno stato di preipertensione.

 

In questo modo una grande parte della popolazione è passata da un livello pressorio “normale” a malato a tutti gli affetti. Il notevole aumento degli ipertesi a questo punto lo troviamo soprattutto tra la popolazione al di sotto dei 45 anni di età.

 

Classificazione dell’ipertensione arteriosa secondo il JNC 7:

L’ipertensione vista dalla comunità scientifica

 

 

 

 

 

 

Infatti, si evidenziano diverse modifiche della classificazione apportate col tempo; dall’introduzione della classificazione ufficiale con il quarto rapporto JNC del 1988 fino ad oggi. La condizione “normale” della pressione sistolica passa da 140 nel 1988 a 120 di oggi, mentre della diastolica da 90 a 80.

 

Classificazione dell’ipertensione arteriosa dal 1988 ad oggi secondo le linee guida JNC

L’ipertensione vista dalla comunità scientifica

 

La modifica riguarda maggiormente la fascia di “preipertensione”, dove le linee guida comunque non consigliano l’immediata introduzione della terapia farmacologica, bensì un cambiamento radicale dello stile di vita al fine di ridurre il rischio dello sviluppo di ipertensione in futuro. Soltanto i soggetti affetti da diabete o patologie renali che rientrano nella soglia di preipertensione dovrebbero essere considerati candidati per un’appropriata terapia farmacologica.

 

I parametri del Comitato JNC7 vengono accolti dall’intera comunità scientifica globale e applicati in tutti i paesi, Italia compresa. Infatti, il Ministero della salute Italiano riporta nelle linee guida la classificazione del JNC7.

Anche la Società Europea dell’Ipertensione (ESH) insieme alla Società Europea di Cardiologia (ESC) hanno adottato le stesse linee guida presentate dalla JNC, mentre Il Canadian Hypertension Education Program (CHEP), contrariamente alle raccomandazioni JNC 7 le quali prevedono di adottare un trattamento farmacologico già per i pazienti con ipertensione di stadio 1 (>140/90), la CHEP attualmente raccomanda una terapia farmacologica soltanto quando la pressione arteriosa supera i 160/100 mmHg.

 

L’abbassamento delle soglie considerate “normali” della pressione sanguigna non è l’unico caso di revisione delle linee guida negli ultimi tempi.

Il congresso della Società Europea di Cardiologia (ESC) recentemente ha modificato anche i parametri del colesterolo cattivo, il cui valore contribuisce a quello del colesterolo totale, rendendolo più stringente.

Il limite massimo di LDL è stato portato addirittura a 100, il quale è stato praticamente dimezzato rispetto a 180 di prima. Anche questa modifica della soglia ha portato un grande numero di persone che fino a ieri erano considerate fuori pericolo, nella fascia dei soggetti a rischio, raccomandando una terapia a base di statine di intensità moderata, fino alla riduzione dei livelli di LDL di almeno 30%.

 

(Foto di Pera Detlic da Pixabay)

 

 

error: Non è possibile copiare il contenuto !!