Dieta GAPS

Dieta GAPS

Cos’è GAPS?

 

Quando parliamo di GAPS, cosa significa esattamente questo acronimo?

Il protocollo GAPS mette in stretta relazione lo stato di salute del intestino e la funzionalità del cervello. L’acronimo arriva da “Gut and Psychology Syndrome”, indicando una sindrome psico-intestinale.

 

Dieta GAPS – ideale nel caso di autismo e disturbi comportamentali

La dieta GAPS è un preciso protocollo nutrizionale, risultato delle ricerche basate su molti anni di studio su centinaia di bambini, svolte dalla Dottoressa Campbell-McBride specializzata nell’alimentazione di bambini e adulti con disabilità comportamentali e di apprendimento, come disturbi dello spettro autistico, disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD/ADD), schizofrenia, dislessia, disprassia, depressione, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbo bipolare e altri problemi neuro-psicologici e psichiatrici.

La sua ricerca ha messo in evidenza un stretto legame tra le difficoltà di apprendimento e la condizione non idonea del nostro sistema digestivo a causa di un ecosistema batterico squilibrato all’interno del tratto gastrointestinale. In poche parole, si tratta di una condizione che stabilisce una connessione tra le funzioni dell’apparato digerente e del cervello.

Lo scopo del trattamento è di disintossicare il paziente per ripristinarne lo sviluppo ed il corretto funzionamento.

Dal momento che quasi tutte le sostanze tossiche entrano nel corpo (e quindi anche nel cervello) attraverso le pareti intestinali, il loro benessere è fondamentale per la salute di tutto l’organismo. Il punto focale sta nella necessità di ripulire il tratto digestivo, affinché smetta di essere la principale fonte di tossicità del organismo, e diventi una fonte di salute e di nutrimento, come dovrebbe essere.

Il protocollo si concentra sulla rimozione di alimenti difficili da digerire, che danneggiano la flora intestinale, e l’introduzione di cibi più nutrienti per dare al rivestimento intestinale la possibilità di guarire e rimarginare i danni causati nel passato.

Dieta GAPS

Cosa prevede la dieta GAPS?

Questo protocollo nutrizionale limita l’assunzione di tutti i cereali, i latticini commerciali, le verdure amidacee e tutti i carboidrati trasformati o raffinati, come farine, cereali, zuccheri e alimenti che contengono conservanti, mentre si concentra su alimenti facilmente digeribili ad alto potenziale nutritivo.

Il primo pilastro del protocollo sono i probiotici, acidi grassi essenziali, come olio di fegato di merluzzo, ed i cibi fermentati, carichi di batteri “buoni” che, ripristinando la flora batterica, vanno a migliorare il funzionamento dell’intestino, come verdure fermentate, yogurt, kefir, panna acida e kefir d’acqua.

Inoltre, come ulteriore aiuto, prevede anche i metodi naturali per ripulire il fegato ed il colon; mediante la regolare assunzione dei succhi centrifugati naturali e attraverso i clisteri, riducendo così il carico tossico generale, limitando la presenza delle sostanze chimiche e dei metalli pesanti nel corpo.

La dieta GAPS tiene conto del perfetto bilanciamento del pH del organismo. A tale scopo l’abbinamento degli alimenti deve essere molto accurato. Il pesce o la carne (dalle proprietà acidificanti) va sempre abbinata alle verdure, preferibilmente crude o fermentate con un forte effetto alcalinizzante con lo scopo, appunto di ottenere un valore pH ideale. La frutta e verdura dovrebbe essere rigorosamente biologica, la carne da pascolo ed il pesce da pesca libera, evitando gli allevamenti. La particolare raccomandazione è quella di inserire ad ogni pasto una tazza di brodo di ossa o di carne.

Un breve riassunto del programma dietetico GAPS è descritto nell’articolo “Protocollo nutrizionale GAPS; terapia naturale per i disturbi neuro-psicologici – linee guida generali”, mentre per il programma completo si consiglia la lettura del libro “GAPS – La sindrome psico-intestinale. Terapia naturale per autismo, disprassia, dislessia, disturbi da decifit di attenzione, disturbi da iperattività, depressione” di Natasha Campbell-McBride, in vendita anche su Amazon al seguente link.

15 gravi patologie che traggono benefici da una dieta chetogenica

15 gravi patologie che traggono benefici da una dieta chetogenica

Nella sua forma più semplice, la dieta chetogenica è una dieta basata prevalentemente sul consumo di alimenti di origine vegetale ed a basso contenuto di carboidrati, moderate quantità di proteine ​​e di grassi sani.

La chetosi è il sintomo di un alterato metabolismo degli acidi grassi, dovuto alla formazione dei corpi chetonici, la quale normalmente si manifesta dopo un prolungato digiuno e una dieta priva di carboidrati alimentari. Induce il corpo a bruciare i grassi anziché i carboidrati per produrre energia necessaria al proprio sostentamento.

Le diete chetogeniche, ricche di grassi e povere di carboidrati, vengono prese in considerazione per diversi disturbi a causa dei loro effetti benefici sulla salute metabolica e sul sistema nervoso.

Per quanto riguarda il cancro e diverse altre malattie gravi in ​​questo elenco, la dieta chetogenica dovrebbe essere intrapresa solo sotto la supervisione di un medico o di un operatore sanitario qualificato.

Tuttavia, il potenziale delle diete chetogeniche per migliorare la salute è molto promettente.

 

Ecco 15 gravi patologie che possono beneficiare di una dieta chetogenica:

 

  1. Morbo di Alzheimer

Le cause del Morbo di Alzheimer non sono ancora ben comprese. La ricerca finora svolta ha individuato che la malattia è strettamente associata ad aumento delle placche amiloidi e degli ammassi neurofibrillari nel cervello e ad una forte diminuzione dei neurotrasmettitori, riducendo la trasmissione degli impulsi nervosi tra neuroni, con conseguente atrofia progressiva degli stessi e del cervello nel suo complesso, compromettendo la capacità di memoria.

È interessante notare che la malattia di Alzheimer sembra condividere le caratteristiche sia dell’epilessia che del diabete di tipo 2: convulsioni, incapacità del cervello di usare correttamente il glucosio e infiammazione legata all’insulino-resistenza.

I studi hanno portato alla luce la scoperta che dimostra che i neuroni, inattivi a causa della progressiva atrofizzazione cerebrale, possono essere riattivati ​​grazie ai chetoni, un tipo di grasso prodotto nel corpo conseguentemente alla chetosi, i quali consentono a queste cellule cerebrali di riguadagnare la loro funzione.

Adottando la dieta chetogenica si è verificato un netto miglioramento per quanto riguarda i sintomi della malattia, ed in modo particolare aggiungendo l’integrazione con esteri di chetoni oppure con olio MCT (un olio costituito da uno o più acidi grassi a catena media) per aumentare i livelli della chetosi.

 

  1. Morbo di Parkinson

Il Morbo di Parkinson è una malattia neurodegenerativa, caratterizzata da tipici sintomi motori come tremore, rigidità e difficoltà di movimento, causata dalla morte delle cellule celebrali nella parte ventrale del mesencefalo, responsabili di rilascio della dopamina.

La dieta chetogenica, a causa degli effetti protettivi che producono i chetoni sul cervello e sul sistema nervoso, ha mostrato risultati promettenti nel miglioramento dei sintomi del morbo di Parkinson, sia negli studi sugli animali che sull’uomo. Tuttavia, sono necessarie ulteriori ricerche e studi controllati.

In uno studio non controllato sette persone con MdP hanno seguito una dieta chetogenica classica. Dopo 4 settimane, cinque di essi hanno registrato in media un miglioramento dei sintomi del 43%.

 

  1. Sclerosi multipla

La sclerosi multipla (SM) è una malattia autoimmune cronica che colpisce il sistema nervoso centrale, dove le stesse difese immunitarie vanno a danneggiare la guaina mielinica che ricopre gli assiomi, i nervi che trasmettono i segnali elettrici dal cervello, causando problemi di comunicazione tra cervello e corpo. I sintomi includono intorpidimento e problemi di equilibrio, movimento, visione e memoria, e col tempo possono portare alla disabilità fisica e cognitiva.

Le ricerche hanno mostrato che la dieta chetogenica ha la capacità di ridurre le infiammazioni nell’organismo. Nel caso della SM la riduzione dello stato di infiammazione ha portato notevoli miglioramenti nella memoria, nell’apprendimento e nella funzione fisica.

Come con altri disturbi del sistema nervoso, la SM sembra ridurre la capacità delle cellule ad utilizzare lo zucchero come fonte energetica. Pertanto è stato preso in esame il potenziale della dieta chetogenica nel favorire la produzione di energia e la riparazione cellulare nei pazienti con SM.

Inoltre, un recente studio controllato su 48 persone con SM ha riscontrato miglioramenti significativi nella qualità di vita, oltre alla riduzione dei livelli di colesterolo e di trigliceridi negli individui che hanno seguito una dieta chetogenica o hanno digiunato per diversi giorni.

 

  1. Epilessia

L’epilessia è una malattia del sistema nervoso centrale che provoca convulsioni e talvolta la perdita di coscienza a causa di interruzione o eccessiva attività cerebrale.

Di farmaci antiepilettici oramai ce ne sono diversi in commercio. Tuttavia, non sempre sono utili dal momento che diverse persone non rispondono in maniera positiva a questi farmaci o non possono tollerare i loro effetti collaterali.

La dieta chetogenica ha dimostrato di ridurre sia la frequenza che e la gravità delle crisi in molti bambini e adulti con epilessia, i quali non rispondono bene alla terapia farmacologica.

Di tutte le condizioni che possono beneficiare di una dieta chetogenica, l’epilessia ha di gran lunga il maggior numero di prove a supporto. In effetti, ci sono moltissimi studi sull’argomento.

La ricerca mostra che le convulsioni in genere migliorano in circa il 50% dei pazienti con epilessia che seguono la classica dieta chetogenica. Questa è anche conosciuta come dieta chetogenica 4:1 perché fornisce all’organismo 4 volte più grassi rispetto alle proteine ​​e carboidrati.

La dieta chetogenica, oltre a controllare e ridurre le crisi, migliora la funzionalità del cervello.

Ad esempio, esaminando l’attività cerebrale di diversi bambini con epilessia, nel 65% di quelli che seguono una dieta chetogenica sono stati riscontrati dei miglioramenti nei vari schemi cerebrali, indipendentemente dal fatto che abbiano avuto o meno le convulsioni.

 

  1. Autismo

Il disturbo dello spettro autistico (DSA) si riferisce a una condizione caratterizzata da problemi di comunicazione verbale e non verbale, interazione sociale, ristrettezza di interessi e, in alcuni casi, comportamenti ripetitivi. Di solito viene diagnosticato durante l’infanzia sulla base degli caratteristici sintomi, nonostante le cause siano ancora sconosciute o comunque scientificamente non dimostrate.

L’autismo condivide alcune funzionalità con l’epilessia e molte persone con autismo sperimentano convulsioni legate all’eccessiva eccitazione delle cellule cerebrali.

Gli studi dimostrano che le diete chetogeniche riducono la sovrastimolazione delle cellule cerebrali

Uno studio pilota effettuato su 30 bambini affetti da autismo ha rilevato che 18 di loro hanno mostrato un miglioramento dei sintomi dopo aver seguito una dieta chetogenica ciclica per 6 mesi.

In un altro caso studiato, una ragazza con autismo che ha seguito per diversi anni una dieta chetogenica, priva di glutine e di latticini, ha registrato notevoli miglioramenti; dalla risoluzione dell’obesità patologica fino ad un aumento di 70 punti del QI.

 

  1. Obesità

Quando parliamo di obesità ci riferiamo ad una condizione di eccessivo accumulo di grasso corporeo, dove l’indice di massa corporea (IMC) supera i 30 kg/mq, producendo gli effetti negativi per la salute ed una conseguente riduzione dell’aspettativa di vita.

Molteplici studi ed esperienze personali di oramai molte persone hanno scoperto che la dieta chetogenica è molto efficace per la perdita di peso anche nei casi di grave obesità. Ciò è in gran parte dovuto a suo potente effetto di soppressione dell’appetito.

Si è potuto osservare che le diete chetogeniche a basso contenuto di carboidrati sono spesso molto più efficaci per la perdita di peso rispetto alle diete ipocaloriche o a basso contenuto di grassi.

In uno studio durato 24 settimane, gli uomini che hanno seguito una dieta chetogenica hanno perso il doppio del grasso rispetto agli uomini che hanno seguito una dieta povera di grassi. Inoltre, i trigliceridi del gruppo chetogenico sono diminuiti in modo significativo e il loro colesterolo HDL (“buono”) è aumentato. Il gruppo a basso contenuto di grassi invece ha mostrato un calo minore dei trigliceridi e una riduzione del colesterolo HDL.

Uno dei principali motivi per cui le diete chetogeniche funzionano così bene per la perdita di peso è una graduale, ma significativa riduzione dell’appetito. In altre parole, le diete chetogeniche a basso contenuto di carboidrati aiutano le persone a sentirsi meno affamate rispetto alle diete ipocaloriche.

Anche senza notevoli riduzioni delle quantità di cibo consentito, le persone che seguono una dieta chetogenica generalmente finiscono per mangiare meno calorie a causa dell’effetto di chetosi che sopprime l’appetito .

In uno studio su due gruppi di uomini obesi, uno che seguiva la dieta chetogenica senza moderazione calorica e l’altro una dieta a basso quantitativo di carboidrati, i pazienti del gruppo chetogenico avevano una fame significativamente inferiore, assumevano meno calorie e perdevano il 31% in più di peso rispetto al gruppo con carboidrati moderati.

 

  1. Diabete

Il diabete è una malattia di tipo cronico, caratterizzata da un’eccessiva concentrazione di glucosio nel sangue, causata da una carenza di insulina, l’ormone che regola la quantità di glucosio nel sangue e ne stimola l’assunzione nelle cellule muscolari ed adipose.

Vi sono diversi tipi di diabete, tra i quali possiamo distinguere diabete mellito di tipo 1 e 2, gestazionale ed insipido.

Diversi studi finora effettuati mostrano che le persone affette da diabete mellito, sia di tipo 1 che 2, una volta introdotta dieta chetogenica sperimentano impressionanti riduzioni dei livelli di glucosio nel sangue.

Ad esempio, durante uno studio durato 16 settimane, seguendo una dieta chetogenica, ben 17 persone su 21 sono state in grado di ridurre o addirittura interrompere il dosaggio dei farmaci per il diabete. I partecipanti allo studio hanno anche perso una media di 8 kg di peso corporeo e ridotto la circonferenza addominale, i livelli di trigliceridi e la pressione sanguigna.

In uno studio durato 3 mesi che confronta una dieta chetogenica con una dieta a basso contenuto di carboidrati, le persone del gruppo chetogenico hanno registrato una riduzione dello 0,6% dell’emoglobina glicata (HbA1c), di cui il 12% ha raggiunto un valore di HbA1c addirittura inferiore al 5,7%, considerato “normale”.

 

  1. Sindrome metabolica

La sindrome metabolica è un insieme di fattori di rischio legati a condizioni che aumentano la possibilità di sviluppare malattie cardiache, cardiovascolari e diabete.

La caratteristica principale della sindrome metabolica, a volte indicata come pre-diabete, è la insulino-resistenza.

I criteri principali per una corretta diagnosi della sindrome metabolica devono contenere almeno tre di queste caratteristiche:

  • Accumulo di grasso nella zona addominale:  90 cm o superiore nelle donne e 105 cm o superiore negli uomini.
  • Elevato numero di trigliceridi nel sangue: 150 mg/dl o superiore.
  • Basso livello di colesterolo HDL: meno di 40 mg/dl negli uomini e meno di 50 mg/dl nelle donne.
  • Preipertensione o ipertensione conclamata: 130/85 mm Hg o superiore.
  • Elevato livello di glicemia a digiuno: 100 mg/dl o superiore.

Le persone con sindrome metabolica sono ad aumentato rischio di diabete, malattie cardiache e altri gravi disturbi legati all’insulino-resistenza.

Fortunatamente, seguire una dieta chetogenica può migliorare molte caratteristiche della sindrome metabolica; può ridurre l’obesità addominale, il numero di trigliceridi e di colesterolo, nonché la glicemia e la pressione sanguigna.

In uno studio, durato 12 settimane, le persone con sindrome metabolica che hanno seguito una dieta chetogenica a basso contenuto calorico, hanno perso il 14% del grasso corporeo e ridotto il numero di trigliceridi nel sangue di oltre il 50%.

 

  1. Il fegato grasso

La steatosi epatica non alcolica (NAFLD), comunemente chiamata il “fegato grasso” è la malattia epatica più comune nel mondo occidentale. È fortemente legata al diabete di tipo 2, alla sindrome metabolica, ad alti livelli di trigliceridi e sopratutto all’obesità, sempre più frequente anche tra i bambini. E’ causata soprattutto da  una dieta eccessivamente ipercalorica, che come conseguenza produce un accumulo dei grassi nel tessuto del fegato.

La dieta chetogenica può essere molto efficace nel ridurre il grasso epatico ed altri fattori di salute nelle persone con le malattie epatiche.

Durante una ricerca svolta su 14 uomini obesi con sindrome metabolica e NAFLD, seguendo una dieta chetogenica per 12 settimane, hanno mostrato significative riduzioni di peso, di pressione sanguigna e di enzimi epatici. 13 di loro hanno avuto una notevole riduzione del grasso epatico, mentre tre hanno raggiunto la risoluzione completa di NAFLD.

 

  1. Glicogenosi

Le persone affette da glicogenosi, ovvero malattia da accumulo di glicogeno (GSD) nei tessuti, particolarmente quelli del fegato, dei reni, del cervello e nei muscoli. L’accumulo è causato dalla mancanza di uno degli enzimi coinvolti nella conservazione del glucosio (zucchero nel sangue) come glicogeno oppure nella scomposizione del glicogeno in glucosio. Esistono otto diversi tipi di GSD per ora conosciuti, ciascuno basato sul tipo di enzima mancante.

In genere, questa malattia viene diagnosticata già durante l’infanzia. I sintomi variano a seconda del tipo di GSD e possono includere scarsa crescita, affaticamento, bassi livelli di zucchero nel sangue, crampi muscolari e ingrossamento del fegato.

Ai pazienti con GSD, non potendo utilizzare i propri depositi di zuccheri, viene spesso consigliato di consumare cibi ricchi di carboidrati a intervalli frequenti per evitare di cadere in ipoglicemia con possibile insorgenza di convulsioni e, nei casi più gravi, del coma..

Tuttavia, le prime ricerche suggeriscono che una dieta chetogenica può essere molto utile per alcune forme di GSD, dove i pazienti possono sperimentare un notevole alleviamento dei sintomi. Tuttavia, sono necessarie ulteriori ricerche per confermare i potenziali benefici della terapia dietetica chetogenica.

Ad esempio, nella GSD III, nota anche come malattia di Forbes-Cori, la quale colpisce il fegato e i muscoli, è stato riscontrato un notevole aiuto dai chetoni, i quali possono essere usati dall’organismo come fonte alternativa di carburante.

La GSD V, nota anche come malattia di McArdle, colpisce i muscoli ed è caratterizzata da una limitata capacità di movimento ed esercizio fisico.

Seguendo una dieta chetogenica per un anno è stato riscontrato un aumento da 3 a 10 volte della tolleranza all’esercizio.

 

  1. Sindrome dell’ovaio policistico (PCOS)

La sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) è una malattia caratterizzata da disfunzione ormonale che spesso causa effetti sulla salute della donna sul piano estetico, metabolico ed riproduttivo.

La PCOS è caratterizzata dall’ingrossamento delle ovaie a causa della presenza di cisti ovariche, causando le alterazioni endocrinologiche, i cicli irregolari e spesso anche l’infertilità.

Uno dei suoi tratti distintivi è l’insulino-resistenza e pertanto la maggioranza delle donne affette da PCOS sono obese e fanno fatica a perdere peso, aumentando il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2.

Inoltre tendono ad avere sintomi che influenzano il loro aspetto fisico, come aumento dei peli sul viso, alopecia, acne e altri segni tipici di mascolinità, correlati ad aumento del livello di testosterone.

In uno studio effettuato su undici donne affette da PCOS durato 6 mesi, a seguito di introduzione di una dieta chetogenica, la perdita di peso è stata in media del 12%, l’insulina a digiuno è diminuita del 54% e i livelli di ormone riproduttivo sono migliorati. Ben due di loro, alle quali in precedenza fu diagnosticata infertilità, seguendo la dieta chetogenica sono rimaste incinte.

 

  1. Sindrome da deficienza di GLUT1

La sindrome da deficit del trasportatore di glucosio 1, una rara malattia genetica che comporta la carenza di una proteina speciale (proteina GLUT1) che determina uno scorretto trasporto del glucosio nel cervello a livello della barriera ematoencefalica, privandolo del suo principale combustibile.

I sintomi di solito iniziano poco dopo la nascita e comprendono ritardo dello sviluppo, difficoltà di movimento, convulsioni e crisi epilettiche.

A differenza del glucosio, i chetoni che hanno la capacità di attraversare la barriera ematoencefalica indipendentemente dalla proteina, possono fornire al cervello una fonte di carburante alternativa ed efficace.

In effetti, la terapia dietetica chetogenica sembra migliorare diversi sintomi del disturbo ed è l’unica terapia ad oggi utilizzata nei casi del deficit di GLUT1. I ricercatori segnalano una riduzione della frequenza delle crisi convulsive e un miglioramento della coordinazione muscolare, della vigilanza e della concentrazione nei bambini trattati con rigide diete chetogeniche.

Come per l’epilessia, la dieta Atkins modificata (MAD) ha dimostrato di offrire gli stessi benefici della classica dieta chetogenica. Tuttavia, il MAD offre una maggiore flessibilità, che può comportare una migliore conformità e un minor numero di effetti collaterali.

In uno studio su 10 bambini con sindrome da deficit di GLUT1, coloro che hanno seguito la MAD hanno avuto miglioramenti nelle convulsioni. A sei mesi, 3 su 6 sono non hanno più avuto le crisi.

 

  1. Alcuni tumori

Il cancro è una delle principali cause di morte della nostra epoca. Si tratta di un gruppo di malattie che ha come causa un sistema di riproduzione cellulare incontrollato ed eccessivo, il quale invade e danneggia i tessuti e gli organi ed a volte, attraverso il sistema linfatico, si propaga in altre parti del corpo, danneggiandole; le cosiddette metastasi.

Negli ultimi anni, la ricerca scientifica ha suggerito che una dieta chetogenica può aiutare alcuni tipi di cancro quando viene utilizzata insieme a trattamenti tradizionali e la chirurgia.

Gli studi sui topi mostrano che le diete chetogeniche possono ridurre la progressione di diversi tipi di cancro, comprese le metastasi diffuse ad altre parti del corpo.

Molti ricercatori osservano che l’elevata glicemia, l’obesità e il diabete di tipo 2 sono collegati al cancro al seno e ad altri. Suggeriscono che limitare i carboidrati al fine di abbassare i livelli di zucchero nel sangue e di insulina può aiutare a prevenire la crescita tumorale. Inoltre, diversi esperti la ritengono particolarmente utile nel caso del tumore al cervello. Casi di studio e analisi dei dati dei pazienti hanno riscontrato miglioramenti in vari tipi di tumore al cervello, tra cui il glioblastoma multiforme (GBM), la forma più comune e più aggressiva di tumore al cervello.

Uno studio ha rilevato che 6 pazienti su 7 GBM hanno avuto una risposta modesta a una dieta chetogenica calorica senza restrizioni, combinata con un farmaco anticancro. Anche in combinazione con radiazioni o altre terapie anticancro la dieta chetogenica ha dato i buoni risultati nella conservazione della massa muscolare e il rallentamento della crescita tumorale.

Sebbene possa non avere un impatto significativo sulla progressione della malattia nei tumori avanzati e terminali, la dieta chetogenica ha dimostrato di migliorarne la qualità della vita.

Sono in corso diversi studi clinici randomizzati per esaminare gli effetti delle diete chetogeniche sui malati di cancro, soprattutto in combinazione con altre terapie.

 

  1. Lesioni cerebrali traumatiche (TBI)

Le lesioni cerebrali traumatiche (Traumatic Brain Injury) quasi sempre derivano da un colpo alla testa, un incidente d’auto o una caduta in cui la testa colpisce il suolo. Ogni anno comportano circa 7.000 casi di decesso, maggiormente tra bambini, e molteplici casi di danno al cervello permanente, con conseguente difficoltà di apprendimento, di comunicazione o di movimento.

Può avere effetti devastanti sulla funzione fisica, sulla memoria e sulla personalità. A differenza delle cellule nella maggior parte degli altri organi, le cellule cerebrali ferite spesso recuperano molto poco, se non per niente.

Poiché la capacità dell’organismo di utilizzare lo zucchero a seguito di un trauma cranico è compromessa, alcuni ricercatori ritengono che la dieta chetogenica possa essere di beneficio alle persone con TBI, soprattutto come fonte alternativa di energia.

Gli studi sui ratti suggeriscono che iniziare una dieta chetogenica immediatamente dopo la lesione cerebrale può aiutare a ridurre il gonfiore cerebrale, aumentare la funzione motoria e migliorare il recupero.

 

  1. Emicrania

L’emicrania è una patologia neurologica cronica caratterizzata da frequenti cefalee spesso in associazione con una serie di sintomi del sistema nervoso autonomo. In genere l’emicrania comporta un forte dolore monolaterale (ovvero colpisce solo una parte della testa), un’eccessiva sensibilità alla luce e talvolta la nausea e vomito. La durata può variare da 2 a 72 ore.

Uno studio osservazionale ha riscontrato una notevole riduzione della frequenza dell’emicrania nelle persone che seguono una dieta chetogenica almeno per un mese.

Tuttavia, sono necessari ulteriori studi per confermare i risultati di questi rapporti.

 

I studi e le ricerche citate nel testo provengono dalle fonti attendibili presenti nel sito www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed

 

Foto di Free-Photos da Pixabay 

 

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Autismo – infiltrati nei social per denunciare i genitori ai servizi sociali

Autismo – infiltrati nei social per denunciare i genitori ai servizi sociali

Nei giorni scorsi la NBC News, una famosa testata giornalistica statunitense, ha riportato una notizia piuttosto particolare. Parla di persone che, dietro un falso profilo e fingendosi genitori di bambini affetti da autismo in cerca di cure alternative, si infiltravano nei gruppi riguardanti l’autismo, formati su facebook, con lo scopo di individuare e denunciare i genitori disperati in cerca di cure alternative per i loro figli malati.

 

Autismo - infiltrati nei social per denunciare i genitori ai servizi sociali

 

La cosa sorprendente è l’atteggiamento della giornalista Brandy Zadrozny nel riportare questa notizia.

La giornalista, invece di condannare, elogia le autrici della frode e sostiene apertamente il loro operato fraudolento, dipingendole come paladine della giustizia ed eroine

Le autrici della frode, Amanda Seigler, una 38enne di Florida e Melissa Eaton, 39enne di North Carolina, credono che l’autismo sia “una condizione con cause clinicamente sconosciute e senza cura” e perciò ritengono sia sbagliato cercare i rimedi.

Pertanto, quella di identificare e denunciare i genitori alla ricerca di cure e rimedi per i loro figli autistici, e nella speranza di vederli togliere i bambini dai servizi sociali, per loro era diventata una missione.

 

Le due donne probabilmente sono state ispirate da Emma Dalmayne, una sostenitrice dell’autismo e attivista contro le relative cure e trattamenti.

La Dalmayne è una controversa sostenitrice dei “diritti alla disabilità”. Essa si dichiara contraria ai “maltrattamenti”, ovvero qualsiasi trattamento curativo nei casi di autismo, in quanto, secondo il suo punto di vista, l’autismo è “genetico”, non ha “cura” e pertanto “Chiunque cerchi di curare l’autismo deve essere fortemente contrastato nel nome dei diritti di autismo.”

 

Un picco dei casi di autismo nel mondo; i numeri sono sempre più allarmanti.

Secondo l’US CDC (Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie degli Stati Uniti), l’autismo tra i bambini oggi sta aumentando ad un ritmo allarmante. Mentre il tasso di bambini con questa diagnosi nel 1980 era di circa 1 su 10.000, oggi parliamo di circa 1 bambino ogni 59 affetto da questa sindrome.

 

Le due “Catfish” ed il modus operandi

 

Autismo - infiltrati nei social per denunciare i genitori ai servizi sociali

 

Il modus operandi delle due delatrici era molto semplice; una volta creato il falso profilo, spacciandosi per madri di bambini affetti da autismo, facevano l’iscrizione nei vari gruppi facebook che trattavano questo argomento. Una volta infiltrate, istauravano varie conversazioni con altri genitori disperati, fingendo di essere loro stesse alla ricerca delle cure naturali per i loro figli. Successivamente scaricavano le conversazioni ed inviavano le risposte “compromettenti” ai Servizi di protezione dell’infanzia (CPS), nella speranza di far revocare loro la custodia dei figli.

Le due dicono di aver segnalato, a partire dal 2016 in poi, più di 100 famiglie ai servizi sociali.

 

Quanto conta ancora l’etica e quanto le leggi?

Ora, prescindendo dal argomento stesso quale l’autismo che, essendo un argomento sensibile, tuttora oggetto delle ricerche con le cause non ben definite dalle varie comunità mediche e scientifiche, è soggetto a opinioni diversificate e spesso contrastanti. Ed anche se le leggi americane relative alle azioni e frodi compiute con i falsi profili variano da stato a stato, è comunque eclatante che un qualsiasi giornalista pubblicamente possa elogiare un comportamento fraudolento, a prescindere dai motivi che l’hanno suscitato e dallo scopo finale della frode.

In Italia le leggi riguardanti le varie truffe e frodi che rientrano nei reati informatici fortunatamente sono riconosciuti come reati penali e come tali vengono puniti. Ad esempio, la legge italiana con articolo 494 del c.p. precisa:

Chiunque, al fine di procurare a sé o ad altri un vantaggio o di arrecare ad altri un danno, induce taluno in errore, sostituendo la propria all’altrui persona, o attribuendo a sé o ad altri un falso nome, o un falso stato, ovvero una qualità a cui la legge attribuisce effetti giuridici, è punito, se il fatto non costituisce un altro delitto contro la fede pubblica, con la reclusione fino a un anno

Autismo - infiltrati nei social per denunciare i genitori ai servizi sociali

 

Per chi desidera consultare l’articolo originale lo trova su link

 

(foto di lisa runnels, Gerd Altmann, Jani Juuso e Mark Filter da Pixabay)

 

Come sconfiggere i blocchi dell’Autismo – un bambino pubblica il suo primo libro

Come sconfiggere i blocchi dell’Autismo – un bambino pubblica il suo primo libro

Sono rimasta molto colpita dalla storia di Sergio Gómez Quintero, un bambino spagnolo di 10 anni con disturbo dello spettro autistico, il quale è riuscito a sconfiggere i blocchi e pregiudizi inerenti alla sua malattia, pubblicando il suo primo libro.

Sergio è un bambino autistico, ma questa condizione non gli ha impedito di svilupparsi normalmente e riuscire a realizzare i suoi sogni. Già dalla tenera età veniva catturato dai racconti e storie che gli venivano raccontate ogni giorno dai genitori. In principio quello non era altro che un modo di intima comunicazione tra loro, ed anche se in un primo momento le sue risposte erano appena articolate o intelligibili, quello sforzo costante, poco a poco, ha dato i suoi frutti. Ed è proprio grazie a questo sforzo e grande amore per la letteratura, che col tempo Sergio è riuscito a rompere i blocchi ed avanzare nel linguaggio e nella comunicazione.

A Sergio piaceva leggere molto, soprattutto a voce alta. Quando ha imparato a leggere da solo, si è interessato ai libri, sfidando l’idea che i bambini con autismo sono incapaci di comprendere finzioni, giochi di parole e doppi sensi.

Compiuti i nove anni ha iniziato a scrivere le proprie storie, un intreccio tra le sue esperienze quotidiane, le letture ed il suo mondo interiore. Era il suo modo di aprirsi e comunicare con l’esterno, di rendersi presente nel complesso mondo che lo circonda. Ogni sua storia inizia sempre da un titolo, dal quale man mano costruisce tutto il racconto. Sergio ha una forte immaginazione, calda e traboccante. Le sue storie brevi sono piene di personaggi accattivanti, mostri con problemi quotidiani e amici fedeli. Può portarci in un’astronave da un pianeta all’altro, con la stessa facilità con cui convince uno zombi che è meglio lavarsi i denti. Ognuna delle sue storie contiene sorprese, colpi di scena inaspettati, cameratismo e finali originali. I racconti li sviluppa mentalmente e verbalizza a voce alta, mentre suo padre si occupa di trascriverli sotto la sua dettatura.

Mio universo blu; le storie di zombi, di mostri e di personaggi immaginari”, è una raccolta di ben 29 racconti come “Og, il troll incapace”, “Sergio raggiunge l’obiettivo”, “Francisco è strano”, e tanti altri.

Le storie che compongono il libro sono un materiale molto prezioso, soprattutto per la straordinaria fantasia e creatività del autore di appena 10 anni, il cui, vista soprattutto la sua condizione, l’esercizio intellettuale ed emotivo ha inestimabile valore.

Per ora il libro di Sergio è stato pubblicato soltanto nella sua lingua nativa; lo spagnolo, ma spero che presto lo si potrà trovare anche nelle nostre librerie in italiano. La verità è che questo libro costituisce un precedente per i bambini affetti da disturbo autistico, i quali vedranno in letteratura un’alternativa per migliorare ed affermarsi.

GAPS – La terapia naturale per autismo e disturbi neuro-psicologici

GAPS – La terapia naturale per autismo e disturbi neuro-psicologici

Oggi desidero prendere in esame il punto di vista della Dottoressa Natasha Campbell-McBride, neurologa e nutrizionista inglese di origine russa, ed il suo protocollo GAPS. Il GAPS (Gut and Psychology Syndrome), ovvero la sindrome psico-intestinale, è una condizione dell’organismo che stabilisce la connessione tra le funzioni dell’apparato digerente e del cervello.

Prevede  una dieta specifica ideata per i pazienti affetti da disturbi dell’apprendimento, disturbi psichiatrici e neurologici, disturbi sul sistema immunitario e disturbi gastro-enterologici.

 

Gli studi della dottoressa Natasha Campbell-McBride

Nel 1998 la dottoressa Campbell-McBride fondò la Cambridge Nutrition Clinic, specializzata nell’alimentazione di bambini e adulti con disabilità comportamentali e di apprendimento. Essendo anche lei stessa genitore di un bambino con diagnosi di tale disabilità, ha avuto modo di avere in cura centinaia di bambini e adulti con condizioni neurologiche e psichiatriche, come vari disturbi dello spettro autistico, il deficit di attenzione e iperattività (ADHD/ADD), schizofrenia, dislessia, disprassia, depressione, disturbo ossessivo-compulsivo, bipolare e altri problemi neuro-psicologici e psichiatrici più o meno gravi.

Le ricerche svolte dalla dottoressa Campbell-McBride, l’hanno portata alla conslusione secondo quale vi è uno stretto legame tra le difficoltà di apprendimento e la condizione non idonea del sistema digestivo dell’individuo a causa di un ecosistema batterico squilibrato all’interno del tratto gastrointestinale.

 

Il protocollo nutrizionale GAPS

La dieta GAPS si concentra sulla rimozione di alimenti difficili da digerire o che provocano le infiammazioni, danneggiando la flora intestinale, e la successiva introduzione di cibi più sani e nutrienti, per dare al rivestimento intestinale la possibilità di guarire e rimarginare.

Lo scopo del trattamento è di disintossicare la persona, di sollevarle “la nebbia tossica” dal cervello per permetterne lo sviluppo ed il corretto funzionamento. Pertanto è necessario ripulire il tratto digestivo, affinché smetta di essere la principale fonte di tossicità del organismo, e diventi una fonte di salute e di nutrimento, come dovrebbe essere. Poiché quasi tutte le sostanze tossiche arrivano nel corpo (e quindi anche nel cervello) attraverso l’intestino, la sua guarigione fa crollare nettamente i livelli di tossicità di tutto l’organismo.

 

La dieta

Questo protocollo nutrizionale limita l’assunzione di tutti i cereali, i latticini commerciali, le verdure amidacee e tutti i carboidrati trasformati o raffinati, mentre si concentra su alimenti facilmente digeribili ad alto potenziale nutritivo. Inoltre prevede anche un protocollo di integrazione, il quale deve essere adattato alle esigenze individuali del paziente, ma quasi sempre include almeno un probiotico per assicurare la presenza di batteri benefici lungo il tratto gastrointestinale, oltre agli acidi grassi essenziali, olio di fegato di merluzzo e supporto digestivo mirato.

Inoltre, per aiutare il programma di disintossicazione, prevede anche i metodi naturali per ripulire il fegato ed il colon; mediante la regolare assunzione dei succhi centrifugati naturali e attraverso i clisteri, riducendo così il carico tossico generale, limitando la presenza delle sostanze chimiche e dei metalli pesanti nel corpo.

Il punto focale del protocollo sono i cibi fermentati, carichi di batteri “buoni” che, ripristinanado la flora batterica, vanno a migliorare il funzionamento dell’intestino. Sono consigliate le verdure fermentate, yogurt, kefir, panna acida e kefir d’acqua.

Ad ogni pasto è consigliato di consumare una tazza del brodo di ossa o di carne.

Le verdure, preferibilmente crude o fermentate, vanno abbinate alla carne o pesce ad ogni pasto per un’ideale bilanciamento del pH del organismo (carne e pesce sono acidificanti, mentre le verdure hanno un forte effetto alcalinizzante). Naturalmente, è preferibile utilizzare la frutta e verdura biologica, la carne da pascolo ed il pesce pescato, evitando più possibilmente gli allevamenti.

Si raccomanda di mangiare la frutta lontano dai pasti principali per non interferire con la digestione delle carni.

Inoltre è importante assumere ad ogni pasto dei grassi naturali come il burro chiarificato, l’olio o il burro di cocco e olio d’oliva spremuto a freddo.

Vanno assolutamente evitati tutti gli alimenti trasformati o rafinati. Questi includono tutti i carboidrati raffinati, le farine, i cereali, i zuccheri e gli alimenti che contengono conservanti, coloranti artificiali e prodotti chimici, etc.

Il protocollo GAPS è suddiviso in tre fasi ed andrebbe seguito per un periodo minimo di 18-24 mesi.

 

Un breve riassunto del programma dietetico GAPS è descritto nell’articolo Protocollo nutrizionale GAPS; terapia naturale per i disturbi neuro-psicologici – linee guida generali, mentre per il programma completo si consiglia la lettura del libro “GAPS – La sindrome psico-intestinale. Terapia naturale per autismo, disprassia, dislessia, disturbi da decifit di attenzione, disturbi da iperattività, depressione” di Natasha Campbell-McBride, in vendita anche su Amazon al seguente link.

Come ulteriore aiuto consiglio il libro “GAPS, passo per passo con le ricette” (purtroppo per ora solo edizione inglese), scritto da Becky Plotner, promossa dalla stessa Dottoressa Campbell-McBride a Praticante Gaps Certificato ed insegnante.

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(Foto di Nathan Legakis da Pixabay)

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